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Visualizzazione dei post da luglio, 2019
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Ho conservato la ricevuta della posta con la tua scrittura, quella con cui mi hai spedito i libri che ti avevo prestato, è nel cassetto degli asciugamani,  la tua firma, il tuo nome nel mio cassetto, ho trovato due cicche accartocciate nel posacenere fuori al balcone, tracce di te, in me. Mi chiedo se abbia lasciato tracce di me, in te. Le tue mani,  la carezza "stellamia" che mi passavi sul viso, le tue mani, le mie. Saprei riconoscere un pelo della tua barba, un capello, un centimetro di pelle, la tua camminata, la tua voce, tra mille, le cerco, ancora, tra mille, tra i binari della stazione, a Roma, tra milioni di persone. Sento ancora l'odore del tuo sudore, mescolato col m io, ne esiste uno migliore? il tuo sorriso che bacia il mio,  vado avanti, giuro, a volte mi sembra di poter tornare ad avere quelle piccole ali, ricordi? Ma poi torno da te, che non ci sei più, dentro quell'ultimo
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Siamo sopravvissuti ad un terremoto, viviamo tra le macerie delle nostre vite, tra le rovine dei sogni infranti e i frantumi dei progetti che non realizzeremo. Ci abbracciamo per cacciare via l'angoscia di quello che non c'è più, a volte ci viene persino da sognare ancora, ma ci manca il coraggio, aspettiamo una nuova scossa, non costruiamo più. Beviamo una birra sorridendo, tra la polvere che abbiamo addosso, non ci facciamo neanche più caso, e facciamo l'amore per ricordarci che siamo vivi. Ci stringiamo, ci guardiamo con la fame dei sopravvissuti, dolorosa e intensa, ci riconosciamo.
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Sono allenata a non credere in nulla e nessuno, a pensare sempre al peggio, una dissimulata diffidenza, una rigida disciplina autoinferta per decenni. Dura scorza di ossidiana, lucida, nera, fredda e immobile. All'interno, densa, liquida e profonda, pulsa lava,  intensa e bollente. Scava gallerie, infrange argini, si insinua e scorre lenta,  si affaccia lungo le mie crepe, e a volte dilaga inarrestabile. Densa, intensa goccia di lava.
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Non ci pensi mai alle mie braccia, alle carezze, ai baci, al sesso? Non ti viene un buco nel petto quando pensi che non ci sono più, non ci sarò più, e non hai neanche una lapide dove portare un fiore, e piangere un po'? Non ti senti morire all'idea che qualcun altro mi respirerà, mi toccherà, avrà la mia pelle, e ogni mio liquido? Vorrei la tua capacità di andare oltre. Immagine: Frida Castelli
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Nessuno ci appartiene. Mai. Ci sfioriamo, entriamo in contatto, scambiamo  a volte solo liquidi corporei,  altre emozioni,  si aprono piccoli spiragli,  ci affacciamo all'altro,  percepiamo un'anima,  a volte è solo il nostro rimbombo,  l'eco delle nostre speranze. A volte riusciamo a cogliere qualcosa, piccole reliquie da conservare nel nostro viaggio. Qualcosa che rimane per sempre con noi,  un souvenir,  da attaccare alla parete e dimenticare. Siamo una sola unità  solo  in pochi, fortunati, felici istanti. Poi torniamo ognuno con la propria solitudine.
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Ogni volta che passo per la stazione  rivedo i fantasmi di noi che si stringono davanti a un cappuccino, strappandosi i vestiti  nel bacio piu atteso. Sono belli quei due. Perché la vita va avanti, sì,  l'amore resta.